Francesco Totti e la “speculazione abitativa “. Tutte falsità. Ecco come stanno realmente le cose.

“I Re di Roma”, di Lirio Abbate e Marco Lillo, edito da Chiarelettere, è un libro da leggere, anche se in alcuni passaggi fa male, perché dipinge, intercettazioni e documenti alla mano, una realtà che per chi ama Roma è difficile da accettare. Tra questi, sta facendo discutere, non poco, quanto si legge a partire da pagina 201. Si parla di emergenza abitativa, una vera e propria piaga per Roma, da decenni ormai. Il capitolo in questione inizia con un titolo eloquente: “Totti e l’affare da 5 milioni con Roma Capitale“. Totti, Odevaine e la speculazione sull’emergenza abitativa. Il 19 maggio 2014, scrivono Lillo e Abbate nel libro “I Re di Roma”, i pubblici ministeri capitolini mettono nel mirino i caat, acronimo che sta per centri di assistenza abitativa temporanea, una roba da quasi 43 milioni di euro di spese annue per il bilancio di Roma Capitale. Nella lista consegnata dal pm Luca Tescaroli al Ros per le verifiche del caso, compare il residence della immobiliare ten, amministrata dal settembre del 2009 da Riccardo Totti, fratello del fuoriclasse giallorosso, e controllata indirettamente per l’83% proprio dal campione romanista, mentre il restante 17% è suddiviso tra la mamma e lo stesso fratello, Riccardo.

Niente di penalmente rilevante, ma la società immobiliare ten di Francesco Totti ha ottenuto dal comune di Roma una cifra superiore ai cinque milioni di euro negli ultimi sei anni per l’affitto di 35 appartamenti arredati in una zona dell’estrema periferia capitolina. Grazie al canone accordato dall’amministrazione, la società ha avuto modo di realizzare negli anni utili rilevanti e l’affare è stato fatto grazie anche a un signore che oggi, ricordano Lillo e Abbate nel loro libro, che oggi è in prigione: Luca Odevaine.

Nessuno è indagato per questa storia, ma resta il dato dello sperpero che, nonostante l’inchiesta in corso, prosegue. Il contratto, dalla cifra originaria di 857.000 euro, sale poi a 908.000 euro l’anno. Una cifra spropositata, se si considera che la società di Totti ha comprato l’immobile con un leasing, poco prima di affittarlo al Comune, e lo ha pagato 6 milioni di euro più Iva. In pratica, se il Campidoglio avesse acquistato a rate il palazzo invece di pagare la locazione e i servizi di portierato alla società di Totti, avrebbe speso quasi la stessa cifra, entrando però, in possesso di un bene. Il contratto in questione è scaduto lo scorso 31 dicembre ma l’amministrazione continua a pagare ogni pese 75.000 euro di affitto mensile per le 35 unità di immobiliari di questo palazzo di periferia.

Inoltre, per contratto, che siano liberi o occupati, gli appartamenti devono essere comunque pagati. I cittadini in emergenza abitativa che sono ospitati in questi 35 appartamenti, come si trovano? Come vivono? Lirio Abbate e Marco Lillo, nel loro libro, “I re di Roma”, che non ci stancheremo mai di consigliarvi di leggere, sono andati a farsi un giro nel complesso e hanno scoperto una situazione scandalosa.

Lo stabile è il classico immobile costruito per ospitare uffici, non certo appartamenti. E si era sparsa addirittura la voce che Totti lo avesse comprato e poi regalato al comune per dare una mano a risolvere l’emergenza abitativa. Come si vive, in queste case, lo spiega la signora Elisa: “La manutenzione è fatta male, da un mese nella nostra camera da letto e nel bagno ci sono le infiltrazioni che vengono dallo scarico del water dell’appartamento al piano di sopra, è uno schifo, non possiamo fare intervenire i nostri idraulici e siamo costretti ad aspettare quelli della proprietà. Anche l’ascensore è rimasto rotto per settimane senza che nessuno intervenisse nonostante la presenza di anziani. La casa è molto umida, le pareti e i tramezzi sono troppo sottili e questo palazzo non è stato costruito per essere abitato 24 ore al giorno, ma solo per lavorarci”.

Eppure, è bene ricordarlo, tra affitto e spese varie, gli appartamenti costano al comune, quindi a tutti i cittadini romani, 2161 euro al mese ciascuno. Un canone da Parioli, più che da Tor Tre Teste. Bisognerebbe mettere da parte la passione calcistica che spesso acceca i cittadini romani e iniziare una battaglia giusta contro gli sprechi.

Battaglia che dovrebbe imporre a Totti, da sempre sensibile a problematiche di tipo sociale, pronto spesso a fare opere di beneficenza e certamente all’oscuro dei malaffari di Mafia Capitale”, di migliorare le condizioni degli inquilini del palazzo di via Tovaglieri e al comune di chiudere al più preso il contratto con la società immobiliare ten per trovare una sistemazione più degna a 35 famiglie.